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Amnesty sull’Italia: “Sistematicamente non protetti i diritti di rifugiati e migranti”

Secondo il nuovo rapporto annuale di Amnesty International sui diritti umani nel mondo, le «sistematiche» violazioni dei diritti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti rappresentano una delle cinque “aree critiche” principali che riguardano il nostro Paese.  Nel settembre 2012 il Consiglio d’Europa ha aperto un procedimento per esaminare i progressi italiani nell’applicazione della sentenza “Hirsi Jamaa e altri”.

«Sistematicamente, le autorità non hanno protetto i diritti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti». La denuncia pesa sull’Italia nel nuovo Rapporto annuale 2013 di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, e rappresenta una delle cinque “aree critiche” principali  elencate per il nostro Paese sulla base di dati e avvenimenti del 2012.

Le altre aree sono (continuano ad essere…) la discriminazione e la segregazione dei rom, il fallimento dei tentativi di introdurre il reato di tortura nel codice penale, la mancanzadi di «misure sistemiche» per impedire le violazioni dei diritti umani da parte di agenti di polizia e la diffusione della violenza contro le donne.

Il Consiglio d’Europa all’Italia: “Come applicate la sentenza ‘Hirsi Jamaa’?”

In tema di diritto d’asilo, il “dossier Italia” del Rapporto fa il punto su alcuni fatti di cui Vie di fuga ha già dato notizia nell’anno passato. In particolare: «Molti rifugiati e richiedenti asilo, inclusi minorenni, hanno continuato a vivere in condizioni difficili e d’indigenza, inducendo i tribunali di alcuni paesi dell’Ue a bloccare il loro rinvio in Italia, secondo quanto stabilito dal regolamento “Dublino II”. Spesso le autorità non si sono fatte carico delle loro necessità e non hanno tutelato i loro diritti».

Ancora: «A settembre, il Commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani ha criticato il trattamento riservato a rifugiati, richiedenti asilo e migranti, citando la mancanza di misure per integrare i rifugiati e per affrontare il loro stato d’indigenza, le condizioni degradanti di detenzione per i migranti irregolari e il rischio di abusi dei diritti umani a causa di accordi con Paesi quali Libia, Egitto e Tunisia».

C’è poi, naturalmente, la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo “Hirsi Jamaa e altri vs. Italia” del febbraio 2012. «La Corte ha stabilito che, respingendo in alto mare migranti e richiedenti asilo africani, l’Italia aveva violato gli obblighi sanciti dal diritto internazionale di non rimandare le persone in Paesi in cui potrebbero subire abusi». Da settembre 2012, il Consiglio d’Europa ha aperto un procedimento per esaminare i progressi dell’Italia nell’applicazione di questa sentenza.

Ma c’è anche un giudizio particolarmente grave, dato l’organismo da cui proviene (la più autorevole Ong di tutela dei diritti umani a livello mondiale, non un’associazione locale più o meno “politicizzata”) sull’ultimo accordo bilaterale con la Libia. «Il 3 aprile (sempre del 2012, ndr) – afferma Amnesty – l’Italia ha sottoscritto con la Libia un nuovo accordo per il controllo dell’immigrazione. Le autorità italiane hanno cercato il sostegno della Libia per arginare i flussi migratori, ma hanno ignorato il fatto che migranti, rifugiati e richiedenti asilo continuavano a rischiare gravi abusi dei diritti umani in quel Paese. La Libia si è impegnata a rafforzare il controllo dei confini, per impedire la partenza dei migranti dal proprio territorio, e l’Italia a fornire addestramento ed equipaggiamento per migliorare la sorveglianza frontaliera. Erano del tutto assenti efficaci misure di salvaguardia dei diritti umani. L’accordo non ha tenuto in alcuna considerazione le necessità di protezione internazionale dei migranti».

Neonazi in marcia (e pogrom) nelle città dell’Ue

C’è da aggiungere, tuttavia, che ciò che avviene in Italia non è certo isolato.  Il Rapporto di Amnesty mette in guardia da un «mondo sempre più pericoloso per rifugiati e migranti» per una mancanza d’azione a livello globale.  

E una brutta aria tira anche nell’Ue: «I Paesi europei hanno tentato di limitare l’afflusso di migranti e richiedenti asilo, rafforzando i controlli alla frontiera e gli accordi di collaborazione con Paesi dell’Africa del Nord… I richiedenti asilo in Grecia hanno continuato ad affrontare ostacoli insormontabili per presentare la domanda d’asilo e sempre più spesso hanno rischiato la detenzione in condizioni disumane o la violenza per mano di ronde di vigilantes xenofobi».

Ma non basta, perché Unione europea significa (anche) questo, oggi: gruppi di estrema destra in uniforme che marciano attraverso quartieri abitati da zingari, intonando slogan razzisti e lanciando sassi ai residenti. Accade in Ungheria, segnala Amnesty. Ma a questo punto vale la pena di ricordare che anche l’Italia, se vuole, sa precorrere i tempi senza prendere lezioni da nessuno. Magari con “tranquilli” cittadini che danno fuoco alle baracche di un campo rom nelle ore di una manifestazione di protesta per uno stupro inventato:  accadeva nell'”aperta” Torino, al campo rom della Continassa, nel dicembre 2011. Il fatto ha avuto, naturalmente, l’ “onore” di una citazione nel Rapporto annuale 2012 di Amnesty.

Allegato

La scheda “Italia” del Rapporto annuale 2013 di Amnesty (file .pdf)

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