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Un momento della protesta a Bruxelles

A poche ore dalla strage di Lampedusa, che ha visto coinvolti centinaia di potenziali rifugiati eritrei e somali, dobbiamo fare i conti con un’altra realtà agghiacciante. L’Europa sembra in preda ad un raptus xenofobo al limite dell’assurdo. Niente di strano, si potrebbe pensare. Quello che colpisce è che, questa volta, i protagonisti sono proprio alcuni tra gli stati più progrediti d’Europa. Tra questi, infatti, troviamo il Belgio e il Regno Unito.

Il Belgio, in fibrillazione per le imminenti elezioni politiche, si prepara ad ingraziarsi l’elettorato negando arbitrariamente la protezione a moltissimi afghani presenti sul suo territorio. Molti di loro sono vulnerabili, perché malati o perché famiglie con minori. Questo, però, non sembra toccare l’amministrazione, che continua ad ignorare le richieste di aiuto. La situazione ha spinto alcuni afghani a far sentire la propria voce. Hanno deciso di occupare pacificamente un edificio in rue du Trône, ma le forze dell’ordine non hanno reagito positivamente alla manifestazione. Dopo qualche giorno dall’occupazione, hanno sgomberato il palazzo e hanno condotto molti dei manifestanti in centri di detenzione.

Nonostante i tentativi di mettere a tacere la comunità afghana, nessuno si è arreso. Il Primo Ministro Elio Di Rupo aveva promesso una risposta in tempi brevi, che non è mai arrivata. Gli afghani si sono nuovamente riuniti per marciare in cerca delle risposte non date. Anche questa volta, però, la repressione è stata violenta. Le forze dell’ordine hanno usato lacrimogeni, anche contro donne e bambini, e altri manifestanti sono stati arrestati e trasferiti in centri detentivi. Il dialogo sembra impossibile, e le autorità continuano a scaricare su altri la responsabilità di dare una spiegazione a chi ne ha diritto e la pretende.

                                                                                                         L’ondata non si ferma qui

Campagna “Go Home”, Londra

 Londra fa parlare di sé per una campagna contro l’immigrazione clandestina di cattivo gusto, chiamata “Go Home”. Per la città si aggirano camioncini con un cartellone pubblicitario minaccioso.

Il contenuto invita i clandestini a costituirsi volontariamente per evitare l’arresto. Invita, inoltre, a mandare un SMS con scritto “Go Home”, per essere riaccompagnati in patria senza conseguenze. Il giro di vite sull’immigrazione è il risultato delle ultime elezioni amministrative, che hanno permesso al Partito nazionalista Ukip di pressare sui conservatori per una politica repressiva.

In Francia, Norvegia, Olanda, Grecia e altri in Paesi europei, i partiti xenofobi stanno raccogliendo consensi sempre più numerosi, che cavalcano l’ondata di paura e malcontento della popolazione. Il giro di vite sta raggiungendo livelli preoccupanti, legati alla disinformazione e alla paura incontrollata.

Tutto questo deve far riflettere, soprattutto ora, che le difficoltà e i drammi di chi scappa da paesi in guerra e al collasso sono sotto gli occhi di tutti.

 

“Per vederci sparire dovreste ammazzarci”

(frase pronunciata dei manifestanti afghani in Belgio)

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