È possibile valutare l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati senza limitarsi al controllo delle fatture e alla corrispondenza fra protocolli e servizi resi? Questa la domanda al centro del webinar conclusivo del percorso “Diritto d’asilo, un percorso di umanità” organizzato dalla Fondazione Migrantes, dal Forum per cambiare l’ordine delle cose, da Europasilo e da Escapes. La sintesi degli interventi a cura della nostra redazione. L’incontro si è svolto il 16 giugno sotto il titolo “Strumenti: per una valutazione partecipata dei sistemi di accoglienza” e la sua registrazione video, come quella degli incontri precedenti, rimane disponibile on line.
Valutazione dei CAS: due anni di ricerca-azioneMagda Bolzoni e Barbara Sorgoni, in rappresentanza del gruppo di lavoro del Laboratorio multidisciplinare sul diritto d’asilo organizzato per più anni di seguito dall’Università di Torino con l’associazione di secondo livello Non solo asilo, hanno presentato l’esperienza di una ricerca-azione svolta nell’ambito del Laboratorio multidisciplinare fra 2016 e 2018 sui possibili strumenti di monitoraggio dell’attività di accoglienza nei CAS (i centri di accoglienza “straordinaria”). Al centro della ricerca, la questione posta dalla moderatrice Mariacristina Molfetta della Fondazione Migrantes nella sua introduzione al webinar: «È possibile una valutazione dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati che non si limiti al controllo delle fatture e alla corrispondenza fra protocolli e servizi resi?». Gli interventi nel video del webinar: Magda Bolzoni da 8′ 10” in poi – Barbara Sorgoni da 19′ 20” in poi Materiali: “Valutazioni e monitoraggi possibili: riflessioni da due anni di ricerca-azione” (slide, file .pdf) |
“Ma perché non mi aiutano a diventare calciatore?” Never Alone e i progetti con i minori non accompagnati«Per il nostro piano di monitoraggio e valutazione ci siamo affidati all’ISMU. Il nostro sistema si basa su incontri, interviste, report e si svolge attraverso un set di indicatori condivisi, scelti insieme alle realtà valutate. Possiamo così monitorare l’intervento a livello quali-quantitativo, ma non a livello finanziario, che è seguito dalla Fondazione Cariplo», ha riferito Maria Cristina Negro, project manager dell’iniziativa Never Alone che unisce otto fondazioni (perlopiù bancarie) in progetti per l’autonomia e il sostegno dei minori non accompagnati e dei neo-maggiorenni. «È importante – ha aggiunto Negro – che gli indicatori di risultato siano ben scelti, per verificare ad esempio, oltre al numero di corsi che i ragazzi hanno potuto seguire, se questi corsi siano stati utili a raggiungere gli obiettivi, che si tratti di inserimento lavorativo o di altro. A tre mesi dalla fine del progetto bisogna chiedersi: che cosa fanno oggi i ragazzi? Continuano a lavorare, hanno raggiunto l’autonomia per cui ci si era impegnati?». Però Negro riconosce: «Da qui al passo successivo, quello di una vera valutazione partecipata con il coinvolgimento dei ragazzi, il passaggio non è scontato. Ci proviamo ogni volta in incontri anche con loro. Però non tutti i valutatori hanno l’expertise per “farli parlare”, per metterli a loro agio, magari in presenza degli operatori del progetto». Senza contare che qui può entrare in gioco anche una… asimmetria di aspettative un po’ spiazzante: «Ci teniamo a sapere se i servizi ricevuti rispondono alle aspettative dei ragazzi. Ma non è facile quando loro ti rispondono che, da grandi, per lavoro vorrebbero fare i calciatori, come capita spesso…». L’intervento nel video del webinar: da 35′ 49” in poi Materiali: Never Alone, i bandi, i progetti, la rendicontazione |
Allargando lo sguardo ai servizi socio-sanitari: l’esperienza dell’Emilia-RomagnaDebora Tanzi, responsabile dell’ufficio Piano di zona del distretto Sudest della Provincia di Parma, ha allargato lo sguardo oltre l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. «Mi occupo di programmazione sociale – ha esordito Tanzi – e anche qui la valutazione è importante, ma è anche una grossa criticità. Per un processo valutativo è fondamentale darsi degli indicatori, degli obiettivi e degli strumenti. Stiamo provando a farlo: il Piano sociale e sanitario regionale dell’Emilia-Romagna ha impresso una direzione in questo senso. Però fin dal 2009 c’è anche l’input regionale nell’accreditamento per i servizi socio-sanitari, cioè i servizi per anziani e disabili in particolare, ma in realtà per tutti gli abitanti del territorio: si tratta di un processo codificato, nel quale le ultime due aree, ultime per posizione ma non per importanza, sono la valutazione e il miglioramento dei risultati. L’amministrazione pubblica, in collaborazione con gli enti gestori dei servizi accreditati, dà un forte input per la valutazione che, in primis, deve essere partecipata: da parte degli ospiti ma anche degli operatori e del contesto territoriale, dei familiari, cioè a 360 gradi. I risultati che vengono dai questionari di gradimento ma anche dai reclami devono essere condivisi da tutti i soggetti coinvolti». «Tutti i gestori dei servizi accreditati in Emilia-Romagna hanno l’obbligo di stendere una relazione annuale sulla valutazione e il miglioramento del servizio – ha sottolineato Tanzi -. Fare valutazione deve servire proprio a migliorare». |
“Perché non sia un mero giudizio…”In un ultimo giro di brevi interventi, le relatrici hanno ancora risposto a una sollecitazione di Mariacristina Molfetta che ha preso lo spunto, fra l’altro, dalle procedure di valutazione nei progetti del sistema SAI-ex SPRAR tramite il “tutor territoriale”: «Come realizzare un processo di valutazione che non sia solo un mero giudizio su chi gestisce un progetto, ma questi si senta parte di un processo sociale e affiancato da persone che non siano solo lì per “sanzionarlo”, “bacchettarlo”, dargli una “pagella”, ma per accompagnarlo realmente?». Questa parte dell’incontro nel video del webinar: da 1h 16′ 35” in poi |
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