Oggi 10 dicembre 2021, in occasione della ricorrenza della Dichiarazione universale dei diritti umani, la campagna Io accolgo ha aggiornato e rilanciato le 10 proposte per un Patto europeo per i diritti e l’accoglienza già presentate nello scorso giugno, «per attuare misure giuste ed idonee a favorire ingressi legali, fermare le stragi nel Mediterraneo e ai confini europei, garantire il diritto d’asilo e combattere efficacemente i traffici connessi agli ingressi illegali». La campagna, ricordando l’iniziativa delle “lanterne verdi” per stasera, ha anche preparato il testo per una mozione di adesione al Patto per i Consigli degli enti locali. Pubblichiamo il testo completo del Patto.
Il 10 dicembre 2021, in occasione della ricorrenza della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la campagna ‘Io accolgo’ aggiorna, alla luce dei gravi eventi accaduti nel corso del 2021, e rilancia le 10 proposte per un Patto europeo per i diritti e l’accoglienza già presentate il 22 giugno 2021, per attuare misure giuste e idonee a favorire ingressi legali, fermare le stragi nel Mediterraneo e ai confini europei, garantire il diritto d’asilo e combattere efficacemente i traffici connessi agli ingressi illegali
1. Promuovere canali d’ingresso legali per chi cerca lavoro
L’assenza di regole certe che consentano alle persone che intendono arrivare in Europa di rivolgersi agli Stati, chiedendo e ottenendo il rilascio di visti d’ingresso per ricerca di lavoro e studio, è la principale causa dei traffici illeciti, delle morti in mare o alle frontiere terrestri e degli abusi che vi vengono perpetrati. L’asilo è così diventato l’unico canale obbligato per arrivare in Europa, ingenerando delle profonde distorsioni nello stesso sistema della protezione internazionale. Una diversa politica dei visti, la definizione di procedure permanenti di regolarizzazione ad personam per chi è già presente sul territorio – come proposto dalla legge di iniziativa popolare Ero straniero – sono urgenti e indispensabili per regolare gli ingressi, tutelando i diritti delle persone e la loro dignità e allo stesso tempo, per molti aspetti, gli interessi degli Stati.
2. Avvicinare la protezione ai rifugiati e non esternalizzare il diritto d’asilo
Pressoché tutti i rifugiati, e tra essi persino familiari di persone che nella UE hanno uno status di protezione, per giungere in Europa e chiedere asilo sono costretti ad affrontare viaggi ad alto rischio, affidandosi ad organizzazioni criminali. L’attuale approccio europeo di cercare di bloccare i rifugiati nei paesi di transito, ha peggiorato un quadro già drammatico, perché in questi paesi si sono prodotte gravi situazioni di abbandono dei rifugiati in condizioni inaccettabili, acutizzando problemi di inclusione sociale ed economica, oltre a tensioni con le popolazioni locali. È necessario un piano europeo di reinsediamenti effettivi con quote vincolanti per gli Stati, attuato con criteri rigorosi e trasparenti, ad iniziare dall’Afghanistan nei cui confronti, nonostante le solenni promesse iniziali, poco o nulla è stato fatto mentre il Paese, abbandonato a sé stesso, sprofonda nella violenza e nella fame. Parallelamente vanno sviluppate procedure di ingresso regolare per motivi umanitari che consentano ad una quota significativa di rifugiati di evitare di essere esposti a rischi gravissimi, e misure di cooperazione con i paesi vicini per favorire la convivenza civile e lo sviluppo sostenibile locale.
3. Promuovere un programma di ricerca e salvataggio europeo e chiudere la stagione della criminalizzazione delle ONG
La mancanza di un adeguato sistema di ricerca e soccorso nel Mediterraneo è causa della morte di migliaia di persone; l’Ue deve promuovere e farsi carico di interventi stabili di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, come più volte chiesto dall’UNHCR, coordinando e non ostacolando gli interventi delle ONG, ponendosi l’obiettivo di azzerare le vittime e le stragi che da anni si susseguono. Questo significa anche rilanciare una cooperazione euro-mediterranea fondata sul diritto alla vita, per una gestione coordinata e comune delle misure di salvataggio.
4. Garantire l’accesso al diritto d’asilo e il rispetto del principio del non-refoulement agli stranieri che arrivano alle nostre frontiere
Il diritto di presentare domanda di asilo alle frontiere esterne della UE è largamente violato, i respingimenti sono sistematici e spesso attuati in modo violento, con trattamenti inumani e degradanti verso i migranti, specie in alcune frontiere come quella greco-turca e croato-bosniaca e di recente, in modo ancor più grave, a quella polacca/bielorussa. La grave condotta delle istituzioni polacche, che ha causato diverse vittime, è stata giustificata dalla necessità di rispondere con fermezza alla strumentalizzazione dei rifugiati messa in atto dal regime bielorusso. Tale giustificazione non è però accettabile in quanto le necessarie azioni politiche per fermare lo spregevole uso dei rifugiati attuato dalla Bielorussia, come da qualsiasi altro paese terzo, non può mai comportare la violazione del diritto di asilo e del divieto di respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra. Inoltre, tramite l’applicazione di procedure di riammissione alle frontiere interne, l’Europa tenta di raggiungere lo stesso illegittimo obiettivo di impedire l’accesso alla procedura di asilo e di respingere i rifugiati, attraverso meccanismi “a catena”, al di fuori della UE. Le Guardie di Frontiera, le Agenzie Europee e i programmi di controllo devono garantire l’accesso alla procedura d’asilo e una informazione corretta e completa, devono essere gestiti con trasparenza e promuovere meccanismi di controllo democratico. A questo scopo è altresì necessario prevedere la presenza di organizzazioni indipendenti alle frontiere marittime, terrestri e aeroportuali per vigilare che sia realmente garantito un accesso ordinario e senza limitazioni al diritto d’asilo nell’UE.
5. Cancellare le procedure accelerate e di frontiera non rispettose del diritto ad un esame pieno ed equo delle domande di asilo
Vanno cancellate le procedure accelerate e di frontiera che non garantiscono un esame adeguato e garantista delle richieste di protezione internazionale. Parimenti appare necessario eliminare dal diritto dell’Unione le nozioni di paese terzo sicuro e di paese di origine sicuro che, anche in ragione della loro assoluta vaghezza, si prestano ad applicazioni arbitrarie minando alla radice un equo esame delle domande di protezione.
6. Promuovere forme di cooperazione con i Paesi terzi per garantire accessi legali a chi intende emigrare, rendendo trasparenti i finanziamenti e fornendo un reale contributo allo sviluppo sostenibile locale
La cooperazione internazionale allo sviluppo, il cui obiettivo deve rimanere quello dello sviluppo sostenibile dei paesi impoveriti, supportando il rafforzamento in tali paesi di sistemi democratici equi, è oggi profondamente piegata a finalità politiche del tutto estranee alla sua mission. L’UE non deve condizionare gli aiuti allo sviluppo all’impegno dei governi di partenza e di transito di fermare i flussi migratori, esponendosi così al ricatto di governi autoritari. L’Italia, da parte sua, deve rilanciare l’impegno a raggiungere l’obiettivo dello 0,7% del reddito nazionale lordo da destinare ai paesi impoveriti mettendo al centro il protagonismo delle popolazioni locali, dei movimenti sociali e per la sostenibilità ambientale.
7. Riformare il Sistema Europeo d’Asilo, cancellando il concetto di Paese di primo approdo e garantendo standard uguali in tutta l’UE
L’attuale normativa, che da vent’anni lega la competenza dell’esame della domanda al primo Paese di ingresso del richiedente asilo, è anacronistica e produce profonde distorsioni. È necessario e urgente riformare il Regolamento Dublino III nel senso indicato dall’Europarlamento nella scorsa legislatura, prevedendo una procedura di obbligatoria redistribuzione dei richiedenti asilo in tutti i Paesi europei sulla base di parametri predefiniti per legge che comunque tengano conto dei legami significativi dei richiedenti con un dato Paese. Le attuali proposte di riforma della Commissione non possono essere accolte perché permettono agli Stati di sottrarsi all’obbligo di un’equa condivisione delle responsabilità mediante la redistribuzione dei richiedenti asilo, barattandolo con un maggior impegno nella gestione dei rimpatri forzati di stranieri presenti in altri Stati dell’Unione e persino con un aumento di risorse date a Paesi terzi di transito finalizzate a bloccare l’arrivo dei rifugiati in Europa. In tal modo gli Stati di primo ingresso dei richiedenti asilo, tra cui l’Italia, vengono di fatto lasciati a sé stessi e la stessa nozione di solidarietà, come definita nel trattato dell’Unione, viene disattesa e stravolta.
8. Garantire la libertà di soggiorno all’interno dell’UE dei titolari di Protezione Internazionale
Il riconoscimento di uno status di protezione internazionale deve comportare il diritto del rifugiato a potere non solo circolare ma anche soggiornare per motivi di studio o lavoro in un paese europeo diverso da quello che gli ha riconosciuto la protezione, come accade per gli stranieri in possesso di un permesso lungo soggiornanti e per i cittadini e le cittadine dell’Unione.
9. Garantire il pieno diritto al ricorso per i richiedenti protezione che hanno ottenuto un esito negativo
Il diritto ad un ricorso effettivo contro un esito negativo della richiesta di protezione deve essere garantito a tutte e tutti, con l’obbligo della sospensione del rimpatrio fino alla decisione dell’autorità giudiziaria perchè, diversamente, il diritto di difesa verrebbe svuotato dei suoi presupposti e delle sue finalità.
10. Attuare una profonda riforma del sistema europeo di accoglienza per i richiedenti asilo. Chiudere la stagione dei “campi” e degli hotspot
In gran parte dell’Europa l’accoglienza dei richiedenti asilo avviene in condizioni inaccettabili, ricorrendo a grandi strutture-contenitore, spesso degradate, dove i richiedenti asilo vengono isolati dal resto della società. L’ampiamento a dismisura delle procedure di frontiera e la connessa applicazione della finzione giuridica del “non ingresso” rischia di creare nei Paesi di primo arrivo, tra cui l’Italia, un gigantesco sistema di hot spot privo delle minime garanzie. Inoltre, già oggi in molti paesi la detenzione amministrativa dei richiedenti asilo è spesso la norma, anziché essere applicata solo in casi eccezionali. Va operata una profonda riforma del sistema di accoglienza che preveda l’attuazione in tutti i Paesi UE di forme di accoglienza diffusa, rispettose dei diritti fondamentali dei richiedenti, a partire dal diritto alla libertà personale e di circolazione, orientate a sostenere i percorsi di inserimento sociale dei richiedenti asilo (e non solo dei titolari di protezione).
Allegato
Il testo della mozione “per il tuo Consiglio comunale” (file .docx)
Io accolgo invita inoltre ad esporre questa sera, alle 17, una lanterna verde alla propria finestra, in solidarietà con i migranti che tentano di attraversare la frontiera fra Bielorussa e Polonia. Per denunciare la gravità di quanto succede, le organizzazioni sociali polacche si stanno infatti mobilitando e hanno lanciato un appello ad esporre alle finestre, al tramonto, delle simboliche lanterne verdi, appello che la Campagna ha raccolto e rilancia in Italia nella giornata del 10 dicembre. |
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