La prima accoglienza perde il 29% dei minori in carico, la seconda quasi il 13%. Con dati aggiornati al 2014 viene presentato in queste ore a Roma il VI rapporto ANCI-Cittalia sui minori stranieri non accompagnati, dal titolo “I Comuni e le politiche di accoglienza”. Con tre infografiche di sintesi pubblichiamo altrettanti passi-chiave dalle sue pagine.
“Sollievo ai Comuni di frontiera”
«Solo portando a compimento il disegno prefigurato nell’Intesa (in Conferenza unificata del luglio 2014, ndr) e ripreso dal Dlgs 142/2015 sarà possibile non inseguire le “emergenze” e contare finalmente su un sistema di accoglienza e integrazione strutturato e realmente diffuso su tutto il territorio nazionale, che permetta da un lato di dare sollievo a tutti i Comuni, a partire da quelli in aree di frontiera e di sbarco, particolarmente provati dall’arrivo contemporaneo di numeri molto elevati di minori e, dall’altro, di non cedere a tentazioni di “gestione straordinaria”, attraverso circuiti paralleli di accoglienza, certamente non adatti a un Paese come l’Italia» (Matteo Biffoni, sindaco di Prato e delegato ANCI all’immigrazione).
Biografie on the move
«I minori e i giovani “in movimento” sono diventati, nel panorama internazionale, i nuovi protagonisti dei processi legati agli spostamenti umani e costituiscono, a partire da questo secolo, un vero e proprio soggetto migratorio… Dalle biografie dei minori migranti, a partire delle cause della migrazione attraverso i cosiddetti fattori di spinta o di attrazione, possiamo vedere delineati quattro profili di minori non accompagnati in Italia: minori in fuga da guerre, persecuzioni, conflitti; minori mandati dalle famiglie, emigrati per ragioni economiche, alla ricerca di opportunità lavorative; minori attratti da “nuovi modelli e stili di vita”, una porzione minoritaria; minori spinti dalla destrutturazione sociale» (Monia Giovannetti, coordinatrice scientifica del rapporto e Luca Pacini, responsabile area Welfare dell’ANCI e direttore di Cittalia).
“No ai circuiti speciali!”
«Al fine di giungere effettivamente ad un sistema di accoglienza e integrazione strutturato, gli aspetti per i quali appaiono più urgenti interventi pubblici correttivi sono i seguenti: aumento di posti nelle reti strutturate di prima e di seconda accoglienza; rapida e corretta identificazione e accertamento dell’età nel rispetto dei diritti fondamentali del minore; riconoscere, laddove è necessario in considerazione di particolare vulnerabilità, quote di contributo statale superiore ai 45 euro; evitare la creazione di circuiti speciali di accoglienza dedicati esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati; accorciare i tempi di nomina del tutore e di rilascio del permesso di soggiorno; derogare al blocco del turn over al 25% del personale per i Comuni che accoglono i minori stranieri non accompagnati nell’ambito dello SPRAR» (Monia Giovannetti e Luca Pacini).
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