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Archivio Tag: vittime

Naufragio di Cutro, notifica di fine indagini a sei indagati. “Ma ci sono anche le responsabilità della politica”

Dopo i sei avvisi di chiusura delle indagini preliminari per il naufragio di Cutro del febbraio 2023 trasmessi dalla Procura di Crotone, ci si interroga sulle più ampie responsabilità all’origine del disastro. Mentre la Fondazione Migrantes ricorda ancora una volta: «Oggi più che mai occorre un’operazione Mare Nostrum a livello europeo».

Naufragio mar Ionio, Migrantes: “Il diritto d’asilo continua a navigare insicuro sulle barche dei trafficanti”

«Mentre il G7 in Puglia si chiudeva senza una parola sul dramma dei 3.000 migranti morti nel Mediterraneo nel 2023, migranti in fuga soprattutto dall’Afghanistan e provenienti dalla Turchia vedevano la loro barca affondare nel mar Ionio». Da mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, un nuovo appello per un’operazione europea di soccorso in mare. Sulla rotta del Mediterraneo centrale il rischio di perdere la vita o di rimanere dispersi è più che raddoppiato rispetto all’anno scorso. Domani veglia ecumenica di preghiera in S. Maria di Trastevere, a Roma.

Mediterraneo: ancora corpi di migranti a Lampedusa, su una rotta sempre più letale

Le suore del Progetto UISG Migranti: «A che serve tutto ciò e perché, in continuazione, si verificano queste situazioni? Davvero non esiste un altro modo umano e dignitoso?». Sulla rotta del Mediterraneo centrale è crollo di arrivi, ma rispetto al 2023 è raddoppiato il rapporto fra morti/dispersi in mare e migranti che ce la fanno a raggiungere vivi l’Italia o Malta: da uno ogni 63 l’anno scorso all’attuale uno ogni 31. *** Aggiornamento 26 giugno: “Lampedusa, le suore che soccorrono i migranti con il gruppo WhatsApp: ‘Nessuno immagina cosa vediamo'” (da Corriere.it) ***

Sbarchi e vittime, sempre più letale la rotta del Canale di Sicilia

Segnano un più 50% rispetto al 2022 gli sbarchi di rifugiati e migranti in Italia. Ma nel Mediterraneo centrale le vittime durante le traversate sono cresciute del 66%: il rischio di perdere la vita o rimanere dispersi su questa “rotta” (vittime in rapporto alle persone che ce l’hanno fratta a sbarcare nel nostro Paese o a Malta) è tornato a crescere dopo tre anni di diminuzione.

Via alpina del Nordovest: già due vittime alle soglie del nuovo inverno di montagna

Probabilmente queste due persone erano partite da Claviere, sul colle del Monginevro, per attraversare a piedi le Alpi e raggiungere la Francia o i Paesi del Nord Europa nella speranza di un futuro migliore. Sono state entrambe ritrovate sul versante di Briançon. MEDU: «Nonostante lo sforzo di numerose associazioni e volontari che presidiano la frontiera, la militarizzazione messa illegittimamente in atto dalla Francia dal 2015 ad oggi – nonostante la sospensione di Schengen sia prevista per motivi di sicurezza per un massimo di sei mesi rinnovabili fino a due anni – continua a mietere vittime nel silenzio assordante e assuefatto dei media e dei governi». Da maggio ad agosto sono 5.295 i migranti in viaggio registrati al rifugio Fraternità Massi nella cittadina frontaliera di Oulx; fra loro, 1.096 sono minori e 668 donne.

Non si può morire sulla frontiera francese: un appello anche per la società civile

Dopo che tre migranti in un mese hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il confine tra Italia e Francia, 12 organizzazioni italiane e di altri Paesi europei hanno lanciato un appello alla società civile e alle autorità francesi, italiane e locali per testimoniare la necessità di un cambio di rotta. Alla società civile l’invito a «contrastare le attuali politiche di controllo delle frontiere, nonché le modifiche previste dalla “Strategia Schengen” (o dal Codice frontiere Schengen) che siano potenzialmente lesive dei diritti fondamentali dei cittadini stranieri».  

3 ottobre 2021: “Noi non possiamo più accettare tutto questo”

«Essere qui in queste giornate è per noi un dovere civico e morale. Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita in mare per una carenza di mezzi di soccorso e per l’assenza di corridoi umanitari. Non è più sostenibile che il soccorso in mare sia delegato al lavoro della Guardia Costiera italiana, a poche ONG e a mercantili che non sono attrezzati per il salvataggio e il trasporto di persone vulnerabili. Come non è sostenibile che solo agli Stati costieri sia lasciato l’onere esclusivo dell’accoglienza di chi arriva via mare. Si rende sempre più necessario un meccanismo stabile e coordinato di soccorso. È sempre più urgente ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e un meccanismo stabile e coordinato di sbarco e redistribuzione automatica dei richiedenti asilo negli Stati membri dell’UE.  Per noi del Comitato, il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vite umane debba sempre restare la priorità» (Tareke Brhane, rifugiato eritreo e presidente del Comitato 3 Ottobre in occasione dell’VIII Giornata della memoria e dell’accoglienza e dell’iniziativa “Siamo tutti sulla stessa barca” a Lampedusa, dal 30 settembre a oggi 3 ottobre). Il 3 ottobre 2013 in un naufragio al largo di Lampedusa hanno perso la vita 368 migranti. Nel 2016 il Senato italiano ha definitivamente approvato la proposta di legge per l’istituzione della “Giornata della memoria e dell’accoglienza”, da celebrarsi ogni anno in questa data. Dal 1° gennaio 2021 agli ultimi giorni

Memorandum Italia-Libia quattro anni dopo: anche per l’ONU politiche come queste sono da “rivedere”. Un fallimento che ci è costato 785 milioni

«Invito gli Stati membri interessati a rivedere le politiche che appoggiano l’intercettamento in mare di rifugiati e migranti per riportarli in Libia»: a quattro anni esatti dalla firma del memorandum Italia-Libia del 2017, questa recente raccomandazione del Segretario generale dell’ONU cade in un silenzio assordante. L’ultimo report delle Nazioni Unite riferisce per l’ennesima volta di violenze e torture anche nei centri di detenzione “ufficiali”. Ma nel 2020 i rifugiati e i migranti intercettati dalla Guardia costiera “libica” sono cresciuti quasi del 30%. In aumento anche il numero di corpi recuperati nelle acque territoriali. Mentre l’Italia per “contenere” migranti e rifugiati in Libia in questi quattro anni ha speso 785 milioni di euro. ***Aggiornamento 12 febbraio 2021: le autorità italiane, la Guardia costiera “libica” e la società Augusta Offshore chiamati a giudizio da Amnesty e ASGI per i cinque eritrei respinti in Libia sulla nave Asso 29 nel 2018***

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IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

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