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Accoglienza e protezione dopo il DL 130, le proposte del Tavolo asilo al Viminale

Le organizzazioni del Tavolo nazionale asilo hanno inviato alla ministra dell’Interno Lamorgese e al viceministro Mauri un documento che, in questa fase di emergenza sanitaria che attraversa di nuovo il Paese, sottolinea le principali criticità dell’attuale legislazione in materia di accoglienza e asilo e avanza alcune proposte.

Roma, il palazzo del Viminale (foto ministero dell’Interno).

Superamento delle navi quarantena. Riavvio del processo verso un sistema unico di accoglienza. Cancellazione delle procedure accelerate e della lista dei Paesi “sicuri” nell’esame dei richiedenti asilo. E la promozione, da parte del governo italiano, di un cambio di rotta nelle politiche europee su migrazione e asilo.

Il Tavolo nazionale asilo, che unisce le principali organizzazioni che si occupano di diritto alla protezione internazionale e di accoglienza nel nostro Paese fra cui la Fondazione Migrantes, ha indirizzato in questi giorni alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e al suo viceministro Matteo Mauri un documento di richieste e proposte, anche in vista dell’iter di conversione in legge del decreto di riforma dei decreti sicurezza uscito in Gazzetta ufficiale nei giorni scorsi (DL n. 130, 21 ottobre 2020).

«Prendendo atto del positivo passo avanti rappresentato dal DL», si legge nel documento, il Tavolo nazionale asilo «intende sottoporre al Governo e al Parlamento, in particolare al Ministro competente, alcune proposte urgenti riguardanti la legislazione e le politiche sul diritto d’asilo e l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, che hanno subito negli ultimi anni interventi normativi che hanno ridotto e indebolito fortemente l’ampia portata del diritto sancito dall’art. 10 della nostra Costituzione e dalle Convenzioni internazionali».

Navi e bus per l’emergenza sanitaria, ma perché?

Le organizzazioni del Tavolo nazionale prendono le mosse dalla gestione dell’emergenza sanitaria attraverso strumenti e interventi che definiscono «inadeguati e in molti casi lesivi dei diritti delle persone». Il riferimento è naturalmente alle cinque navi quarantena (dove sono stati ricoverati, fra l’altro, anche migranti  positivi al COVID-19 già accolti sul territorio), ma anche agli autobus rimediati a Udine, a settembre, per l’isolamento di persone arrivate dalla frontiera balcanica.

Tra l’altro, si osserva, «il ricorso a queste soluzioni, giustificato con l’assenza di alternative, non trova riscontro nella realtà. Ci risulta infatti dalle nostre reti territoriali che ancora oggi sono migliaia i posti disponibili nella rete ex SIPROIMI. Il nostro Paese ha raggiunto, negli anni scorsi, una capacità di reperire posti di poco inferiore a 200 mila e oggi siamo molto lontani da quel numero».

Così, il Tavolo asilo chiede di superare al più presto queste soluzioni «e di procedere a una programmazione, sia per le quarantene fiduciarie in arrivo che per quelle delle persone in accoglienza positive al COVID, di alloggi distribuiti sul territorio e gestiti da personale competente, collegati al SSN, agli enti locali e alle Regioni».

Quei dinieghi da riesaminare

A proposito dell’esame dei richiedenti asilo, le organizzazioni del Tavolo nazionale chiedono al governo Conte II di favorire il riesame delle posizioni dei richiedenti asilo che hanno ricevuto un diniego nel periodo che va dall’entrata in vigore del primo decreto sicurezza (nell’ottobre 2018) al suo superamento, e al Parlamento di consentire che anche il permesso di soggiorno per richiesta d’asilo sia convertibile in permesso di soggiorno per motivi di lavoro.

Secondo le organizzazioni del Tavolo nazionale, infatti,  la sostanziale abolizione della protezione umanitaria decisa dal primo decreto sicurezza «ha avuto conseguenze pesanti anche sulle comunità locali, che registrano un aumento sui territori di cittadini stranieri irregolari e di fenomeni collegati, come ad esempio  disagio sociale e sfruttamento lavorativo. Inoltre, il carattere non convertibile e non rinnovabile di molti dei permessi indicati a parziale copertura della protezione umanitaria ha determinato un aumento delle persone irregolari».

Accoglienza: dopo sei mesi “secondo livello” anche per i richiedenti

Il Tavolo nazionale asilo accoglie con «soddisfazione» il reintegro dei richiedenti protezione nel sistema d’accoglienza gestito dai Comuni in collaborazione con il terzo settore (l’ex SPRAR ed ex SIPROIMI, ora SAI). Però è anche «necessario riavviare il processo di unificazione del sistema d’accoglienza che consenta di superare la disomogeneità di modelli e soggetti responsabili, riportando la rete dei CAS progressivamente dentro il sistema dei Comuni».

Inoltre, «pur comprendendo le ragioni per le quali sono stati introdotti due livelli di servizi di accoglienza tra i richiedenti protezione internazionale e coloro che hanno ottenuto il riconoscimento di una delle forme di protezione», le organizzazioni del Tavolo rimarcano come il DL 130 «non tenga conto che i richiedenti protezione sono costretti spesso ad attendere molto tempo, persino un anno o più, per vedersi esaminata la loro domanda. In tali casi appare del tutto irragionevole escludere i richiedenti dalle misure di integrazione di secondo livello».

Si chiede così di modificare il decreto in modo che, dopo sei mesi, i richiedenti protezione in attesa dell’esame della loro domanda possano accedere ai servizi di accoglienza e integrazione di secondo livello.

Tra procedure accelerate e Paesi “sicuri” (per decreto)

In un quarto settore di proposte, il documento indirizzato alla ministra e al viceministro dell’Interno chiede tra l’altro che le procedure accelerate vengano espunte dal nostro ordinamento, «poiché l’accesso al territorio è cruciale per tutelare il diritto alla protezione internazionale»; e che venga abolita la lista dei Paesi d’origine sicuri decretata nell’ottobre 2019, perché «per alcuni dei 13 Stati elencati vi sono ragionevoli dubbi sulla presunzione di sicurezza».

Europa: primo passo, riformare il “Dublino III”

La quinta e ultima voce del documento del Tavolo nazionale asilo prende le mosse da una considerazione: il Patto europeo sulla migrazione e sull’asilo presentato dalla Commissione di Bruxelles a settembre «ripropone un approccio volto a impedire gli arrivi di persone… Una scelta che riteniamo sbagliata e impraticabile, contraria ai principi costituzionali e alle Convenzioni internazionali».

Da qui la richiesta del Tavolo che l’Italia promuova in sede europea una politica di gestione della migrazione e asilo «in chiave positiva», privilegiando cioè le politiche di integrazione, accoglienza e salvataggio. Particolarmente urgente è che il governo Conte II si faccia carico di una riforma del regolamento “Dublino III” sulla base del testo già approvato dal Parlamento Europeo nella scorsa legislatura.

Decreto legge, la modifica in Gazzetta ufficiale

Il testo del decreto n. 130 per la riforma dei decreti sicurezza pubblicato dalla Gazzetta ufficiale il 21 ottobre contiene all’art. 15 una modifica che prevede che l’articolo 1 si applichi anche ai procedimenti pendenti davanti alle Commissioni territoriali, al Questore e alle Sezioni specializzate dei Tribunali alla data di entrata in vigore del decreto. Secondo il Tavolo nazionale asilo, è «una modifica che consentirà, almeno in parte, a coloro che hanno subito le conseguenze dei decreti sicurezza di far rivalutare le proprie posizioni».  Ma ora la parola passa al Parlamento, che ha due mesi scarsi per per convertire in legge le norme entrate in vigore il 22 ottobre.

 

 

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