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Il secondo “Quarterly asylum report” 2013 dell’Easo pone l’accento, oltre che sulla crisi siriana, sui flussi di richiedenti asilo dal Kossovo e dalla Cecenia.

Polizia e soldati a Grozny, in Cecenia.

A Malta l’Easo (lo European asylum support office dell’Unione Europea) ha pubblicato il Quarterly asylum report per il secondo trimestre 2013. Il rapporto, che si basa in gran parte sui recenti dati Eurostat diffusi nelle scorse settimane, riferisce che nel solo periodo aprile-giugno 2013 i richiedenti asilo nei 28 Paesi Ue più Svizzera e Norvegia sono stati 112.030 (+ 18% rispetto al primo trimestre dell’anno, ma anche la cifra più elevata mai registrata in un qualsiasi trimestre dal 2008 ad oggi). E in particolare (oltre alla crisi siriana) approfondisce due fenomeni.

Il primo: se si considerano i Paesi di provenienza, emerge che la macro-regione internazionale più rappresentata nelle richieste di protezione è quella dei Balcani occidentali (Serbia, Albania, Kossovo, Bosnia-Erzegovina e Macedonia). Nel solo secondo trimestre i richiedenti asilo  dai “Western Balkans” sono stati 17.670 (il 16% del totale; il gruppo più numeroso è quello di provenienza dal Kossovo, ben 8.385 persone): rispetto al primo trimestre le richieste sono aumentate in 16 Paesi.  E tutto questo malgrado il fatto che nel 2012 le domande d’asilo presentate da questo gruppo sovrannazionale siano state quasi sempre respinte (96% di dinieghi).

L’Easo sottolinea l’afflusso di richiedenti asilo kossovari soprattutto sul confine ungherese. Ma «il picco è poi diminuito fra luglio  agosto, dopo che l’Ungheria, a luglio, ha modificato la propria politica nazionale d’asilo, dettagliando in particolare la lista dei motivi che autorizzano il trattenimento di richiedenti asilo in centri chiusi; inoltre è stata organizzata una campagna mediatica in Kossovo e un certo numero di kossovari sono stati rimpatriati su due voli charter atterrati a Pristina».

Cecenia: timore e illusioni

Questo, invece, il secondo fenomeno segnalato dal nuovo Quarterly asylum report: nel secondo trimestre 2013 sono quasi raddoppiati, rispetto al primo trimestre, i richiedenti asilo fuggiti dalla Federazione russa, da 8.650 a 17.030, che rappresentano la cittadinanza di provenienza più numerosa a livello nazionale (la seconda nazionalità, molto a distanza, è quella siriana, con 8.715 richiedenti asilo nel secondo trimestre dell’anno).

«La maggioranza dei nuovi richiedenti asilo di cittadinanza russa proviene dal Caucaso settentrionale – spiega l’Easo-, anche se nella regione non sembrano essersi verificati, nel periodo, cambiamenti  tali da spiegare il notevolissimo incremento di richieste d’asilo. Quest’ultimo potrebbe essere stato causato dalle voci, diffusesi in Cecenia, sull’orientamento favorevole della Germania a offrire asilo agli abitanti di questa Repubblica della Federazione russa».

Svetlana Gannushkina.

Sulla vicenda è intervenuta anche un’importante attivista per i diritti umani, la russa Svetlana Gannushkina. Esperta d’asilo, fin dall’estate Gannushkina ha confermato l’esistenza delle voci sulla particolare generosità della Germania, ma ha aggiunto che queste sono state diffuse da trafficanti professionisti, e, soprattutto, che in Cecenia sono state credute su larga scala perché nel Paese «la gente è prigioniera della paura» instillata dal regime del presidente Ramzan Kadyrov. In Germania, ha riferito lo Spiegel, oggi ottiene asilo un richiedente fuggito dalla Federazione russa su quattro.

Allegato

Il secondo Quarterly asylum report 2013 dell’Easo (in inglese, file .pdf)

Leggi anche su Vie di fuga

Eurostat: uno sguardo (anche) sull’Est

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