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“Dublino II”, burden sharing, Eurodac e la polizia…

Un bilancio di fine anno con Cecilia Wikström, relatrice del Parlamento europeo per la “rifusione” del regolamento “Dublino II”.

 

L'eurodeputata Cecilia Wikström, svedese (foto: Wikipedia).

Vie di fuga ha contattato a Strasburgo Cecilia Wikström, eurodeputata svedese e relatrice del Parlamento europeo per la “rifusione” del regolamento “Dublino II”. Al centro della nostra intervista, la riforma (in ritardo sulla tabella di marcia) del “Dublino II” e il tema controverso dell’accesso delle forze di polizia alla banca dati del sistema Eurodac per il confronto delle impronte digitali dei richiedenti asilo e dei migranti “clandestini”.

Signora Wikström, a che punto siamo con l’iter di riforma del regolamento “Dublino II”? A settembre si prevedeva una conclusione già entro la fine dell’anno, ma a quanto sembra bisognerà ancora aspettare…

«I negoziati per la rifusione del regolamento sono ormai al termine. L’accordo politico è stato adottato appunto a settembre, dopo di che abbiamo lavorato su alcuni aspetti tecnici, come ad esempio la “comitologia” (il processo di modifica o di correzione della normativa Ue che si svolge all’interno dei “comitati di comitologia” presieduti da membri della Commissione europea, ndr). Un accordo finale è stato raggiunto a novembre, adesso il fascicolo è fermo al Consiglio europeo…».

E dunque?

«Il Parlamento europeo ha messo il regolamento all’ordine del giorno per l’assemblea plenaria del prossimo 16 gennaio. Ma al momento è ancora difficile dire se il Consiglio darà il via libera per allora o se tutti i quattro provvedimenti del “pacchetto asilo” saranno adottati insieme in una data ancora imprecisata nella prima parte del 2013».

Nei mesi scorsi il nostro ministro dell’Interno Cancellieri aveva riferito, nella sede del Comitato parlamentare italiano Schengen, su un argomento particolarmente dibattuto durante i negoziati di riforma del sistema europeo d’asilo: la necessità di un meccanismo di burden sharing (cioè di condivisione degli “oneri” che ricadono sui Paesi che registrano numerosi “primi ingressi” di richiedenti asilo sul loro territorio, come appunto l’Italia) tramite il meccanismo della sospensione dei trasferimenti a norma del “Dublino II” verso questi Paesi. Che ne è della questione?

«Il meccanismo di sospensione era stato proposto dalla Commissione e dall’Europarlamento, ma era osteggiato da una larga maggioranza dei Paesi membri. Nell’accordo finale sul “Dublino II” non è previsto, ma lo è un meccanismo di “allarme preventivo” da realizzarsi con l’appoggio dell’Easo, lo European Asylum Support Office: l’obiettivo è monitorare i vari sistemi d’asilo nazionali, individuandone le difficoltà prima che queste degenerino in una crisi. Ma abbiamo anche un nuovo articolo che impedisce i trasferimenti quando questi rischiano di esporre le persone a trattamenti inumani e degradanti. In questo caso, il Paese nel quale il richiedente asilo si troverà al momento sarà tenuto ad esaminare la sua richiesta d’asilo».

Un altro tema “caldo” citato dalla Cancellieri era la facoltà di accesso delle autorità di polizia alla banca dati di Eurodac.

«Sono stati i Paesi membri a richiedere questa facoltà di accesso al database, mentre la Commissione europea e il Parlamento europeo erano riluttanti. Tuttavia, nell’ambito dell’accordo su tutto il nuovo “pacchetto asilo”, in questo 2012 la Commissione ha presentato una nuova proposta che prevede questa facoltà di accesso. Lo scorso 17 dicembre l’Europarlamento ha dato la sua approvazione in sede della nostra commissione Libertà civili, ma con l’inserimento di alcune garanzie. E il giorno dopo, il 18, sono iniziate le trattative fra le varie istituzioni interessate».

Nel suo Paese, la Svezia, Save the Children ha chiesto al governo, nei mesi scorsi, di sospendere i trasferimenti di minori non accompagnati in Italia. Che ne è di questa richiesta?

«Al momento non ci sono le basi per una sospensione generalizzata da parte della Svezia. La sospensione è stata concessa in vari casi individuali, per i quali ho avuto modo di impegnarmi».

 

Collegamento

Per saperne di più sull’accesso delle forze di polizia a Eurodac e sulle garanzie addizionali richieste dall’Europarlamento (in inglese)

Leggi anche su Vie di fuga

“Dublino II”: la riforma (forse) entro l’anno

Dublino, cronache d’autunno: dalla Svezia con timore

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1 commento

  1. Purtroppo non sono abbastanza informata per commentare con cognizione di causa. Mi rendo conto però che questi sono temi importantissimi e altrettanto delicati, perché ogni decisione anche apparentemente razionale può contenere pericoli e favorire interessi non nobili.
    Mi piacerebbe saperne di più.
    Sono comunque convinta che questi sono gli argomenti che ci dovrebbero appassionare perché il futuro è qui.
    D. marucco


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